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Macinazione a pietra perchè?

by luciano

La scelta è motivata dal desiderio di lavorare farine che conservino tutte le parti del chicco ottenute con un unico passaggio. Si ottiene una farina dalla granulometria irregolare, con un maggior quantitativo di crusca (che dà una colorazione più scura) ed una totale conservazione del germe (embrione).

La conservazione del germe è l’aspetto basilare ed imprescindibile della molitura a pietra naturale, poiché esso racchiude sia la parte più “nobile” del chicco, costituita da sostanze antiossidanti, quali carotenoidi (soprattutto zeaxantine e luteina), vitamine liposolubili (in particolare la E), polifenoli, flavonoidi, betaina e beta-glucani, che la parte più “saporita”, composta dagli olii essenziali. La completa miscelatura dell’amido con gli oli essenziali contenuti nel germe danno alla farina un profumo ed un aroma più ricco e corposo. Le macine devono, però, lavorare a basso regime di giri per non surriscaldare la farina e comprometterne le qualità.  La macinazione a pietra deve, comunque, prevedere preventivamente pulizia ed analisi del grano.

La sicurezza alimentare dovrebbe essere garantita, in modo efficace, ancor prima della macinazione, attraverso analisi sulle qualità igienico sanitarie della materia prima e con un accurato processo di pulitura capace di eliminare non solo terra e corpi estranei ma anche chicchi spezzati e malati.

Con la molitura a cilindri e con più passaggi si ottengono separatamente le varie componenti della farina che poi vengono riassemblate secondo determinati criteri (soprattutto commerciali). Teoricamente è, quindi, possibile ottenere con la molitura a cilindri una farina completa di tutte le componenti del chicco così come quella ottenuta con la macinazione a pietra.

Approfondimenti:

  1. Condizionamento del grano
  2. Macine di pietra e macine con pietra
  3. Macinazione del grano

Coltivazione biologica e grani antichi

Per Grani Antichi è particolarmente adatta la coltivazione biologica: perché?

  • Le varietà di grano antico sono particolarmente rustiche, ovvero adattate a sopravvivere in condizioni ambientali ostili, poveri di nutrienti e di acqua perché selezionate in un periodo in cui l’agricoltura non era ancora intensiva e supportata dall’uso sfrenato di fertilizzanti chimici, pesticidi e di sistemi di irrigazione. Questa loro caratteristica permette di coltivare anche aree definite “marginali”, dove le varietà moderne farebbero fatica o richiederebbero uno sforzo economico elevato.
  • Data la robustezza dei grani antichi, queste varietà sono particolarmente adatte ad una coltivazione in regime biologico, dove l’uso di fertilizzanti chimici non naturali è assolutamente vietato tutelando, in questo modo, l’ambiente. Fertilizzanti, tra l’altro, neanche necessari perché grazie a radici molto profonde traggono dal terreno i micronutrienti.
  • Tutti sappiamo che la diversità della dieta è di fondamentale importanza per la salute dell’uomo. In media il 60% delle nostre calorie deriva da frumento, riso e granturco; per questo motivo è importante alternare l’utilizzo delle varietà di queste tre specie vegetali e dunque abituarsi ad acquistare farine e prodotti derivati dall’uso dei grani antichi che garantiscono una reale varietà nella dieta.
  • Tutelano la biodiversità.

Il termine “agricoltura biologica” indica un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi). Agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo.

Approfondimento:

  1. Come si coltiva biologico