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Sensibilità al glutine non allergica non celiaca: sintomi

by luciano

La Non-Celiac Gluten Sensitivity (NCGS), aneddoticamente descritta in passato e dal 2010 riconosciuta come una nuova entità clinica, si riferisce a quei pazienti che, senza essere affetti da celiachia né da allergia al frumento IgE mediata [1], presentano una serie di manifestazioni cliniche intestinali ed extraintestinali, che insorgono tempestivamente dopo ingestione di alimenti contenenti glutine e altrettanto rapidamente scompaiono a dieta aglutinata. Nonostante la consapevolezza del dato clinico è una condizione a patogenesi ignota (si ipotizza un ruolo dell’immunità innata) e in cui, in assenza di markers genetici, sierologici e istologi, la diagnosi è largamente ipotetica, posta su base clinica e in base a criteri di esclusione Nei pochi studi presenti in letteratura condotti in cieco vs placebo per verificare la reale risposta all’ingestione di glutine, possono essere sollevate obiezioni metodologiche, i risultati sono controversi, è emerso il ruolo dell’effetto nocebo, e l’effetto glutine- ‐ specifico sembra molto limitato. Da segnalare inoltre recenti evidenze riguardanti molecole, spesso presenti negli stessi alimenti contenenti glutine e in grado di scatenare disturbi sovrapponibili e in comune con la s. dell’intestino irritabile (FODMAPs, fermentable, oligo- ‐, di- ‐ and mono- ‐saccharides and polyols; ATIs, amylase trypsin inhibitors).
Nella NCGS l’esclusione del glutine dalla dieta risolve la sintomatologia entro pochi giorni; nei pazienti che lamentano disturbi dopo ingestione di alimenti contenenti frumento è pertanto necessario escludere sia la celiachia che l’allergia al grano, e quindi confermare la diagnosi attraverso il monitoraggio clinico dopo introduzione di una dieta di esclusione seguita dalla reintroduzione della dieta libera; in assenza di markers specifici e per la verosimile influenza di effetto placebo/nocebo, il percorso diagnostico dovrebbe essere condotto presso le strutture e dalle stesse figure professionali dei Centri di Riferimento e Presidi di Rete per la MC (gastroenterologo dell’adulto o pediatrico, allergo immunologo, specialisti del settore nutrizione).
La prevalenza varia in letteratura dallo 0.6% al 6%, nel 50% dei casi si rileva associazione con gli aplotipi HLA DQ2/DQ8, valore statisticamente non significativo rispetto alla popolazione generale, esiste una netta prevalenza nel sesso femminile e in una variabile percentuale dei pazienti è rilevabile una positività sierologica per gli anticorpi anti gliadina (AGA) di prima generazione, non più utilizzabili per la diagnosi di celiachia per la scarsa accuratezza diagnostica. L’esame istologico della mucosa intestinale risulta nella norma o documenta un aumento dei linfociti intraepiteliali in assenza di atrofia villosa. Sono invece descritti segni di attivazione dell’immunità innata, non glutine- ‐specifica (Tab 4.1).

Quando sospettarla
Nell’età adulta i sintomi possono essere gastrointestinali, assimilabili alla sindrome dell’intestino irritabile oppure reflusso gastroesofageo, nausea, stomatite aftosa [2], epigastralgia [3] (Fig 4.1), associati o meno a sintomi extraintestinali, tra cui prevalgono l’astenia, la confusione mentale, le artralgie e le mialgie, la cefalea, le eruzioni cutanee (Fig.4.2).

Figura 4.1 Sintomi gastrointestinali nella sospetta non-celiac gluten sensitivity (%= percentuale di pazienti)

Sintomi gastrointestinali nella sospetta non-celiac gluten sensitivity

Figura 4.2 Sintomi non gastrointestinali nella sospetta non- ‐celiac gluten sensitivity (%= percentuale di pazienti)

Sintomi non gastrointestinali nella sospetta non- ‐celiac gluten sensitivity

La diagnosi
Al momento la diagnosi di sensibilità al glutine è solo d’esclusione, non esiste un bio-marker specifico né test dedicati, occorre sospettarla quando è possibile dimostrare che la sintomatologia riferita dal paziente è completamente risolta dall’esclusione del glutine e solo del glutine dalla dieta, mentre la sua reintroduzione determina in tempi brevi, ore o giorni, il ripresentarsi dell’intera sintomatologia.
A fronte di questo occorre escludere la MC e l’allergia al grano come già sottolineato.
Nella GS poi non è nota la dose tollerata di glutine né per quanto tempo occorre escludere il glutine dalla dieta: gli studi clinici relativi a questa condizione dovrebbero prevedere l’effettuazione, nelle strutture allergo- ‐immunologiche dedicate, del DBPCT con il glutine; questo test può consentire anche in questa condizione come nell’allergia IgE mediata, un maggior conforto diagnostico e può anche consentire di stabilire quale dose minima può essere tollerata dal singolo individuo.

Note

[1] Allergia alimentare a grano IgE-mediata. I soggetti allergici sviluppano sintomi da minuti a 2 ore dopo l’assunzione di grano. I sintomi includono orticaria, angioe- dema, eritema, prurito, vomito, dolore addominale, tosse, raucedine, wheezing, stridore, distress respiratorio, congestione nasale fino all’anafilassi.
L’allergia IgE-mediata può essere considerata come un’alterazione della risposta immunitaria, ovvero una reazione anormale e specifica verso sostanze, in realtà innocue, percepite come nocive, quindi, attaccate dalle difese immunitarie dell’organismo.
La classe di anticorpi che entra in gioco prende il nome di immunoglobuline E (IgE).
La reazione insorge in seguito a contatto, ingestione o inalazione di sostanze che possono essere di varia natura e che prendono genericamente il nome di allergeni.
La prima esposizione all’allergene determina una sensibilizzazione dell’organismo che produce specifiche immunoglobuline (IgE), senza la comparsa di sintomi. A partire dal secondo contatto, si innescano reazioni a cascata in cui intervengono altri componenti del sistema immunitario, quali i mastociti (a livello tissutale) ed i basofili (a livello ematico).
I mastociti si trovano sotto la superficie cutanea e nelle membrane che rivestono il naso, l’apparato respiratorio, gli occhi e l’intestino. Le IgE, attivate dal legame con l’antigene, vanno a scatenare la risposta allergica legandosi a queste cellule. La degranulazione dei mastociti provoca la liberazione di istamina, leucotrieni e prostaglandine: tali mediatori chimici, agendo su diversi organi e tessuti, provocano l’insorgenza dei sintomi che caratterizzano le risposte allergiche.
È possibile, dunque, identificare tre punti cardine per questa tipologia di reazione:
1. si prevede il coinvolgimento delle IgE;
2. le risposte avvengono rapidamente in seguito al contatto con l’allergene, facilitando il riconoscimento del nesso causa-effetto;
3. lo scatenarsi della risposta è indipendente dalla quantità di allergene con cui l’organismo viene a contatto: si tratta di reazioni NON dose-dipendenti.

[2] (La stomatite aftosa è la comune malattia della bocca, tipica dei giovani e dei giovani adulti, che comporta la ripetuta comparsa di ulcere benigne sulla mucosa orale.)

[3] L’epigastralgia (o dolore alla bocca dello stomaco) è un disturbo molto comune, che si manifesta come un dolore acuto localizzato nella parte superiore dell’addome. Le cause sono molte e legate principalmente a patologie del sistema digestivo.

Bibliografia
• Sapone A, et al. Spectrum of gluten- ‐related disorders: consensus on new
nomenclature and classification. BMC Med 2012;10:13.
• Catassi C, et al. Non- ‐Celiac Gluten sensitivity: the new frontier of gluten
related disorders. Nutrients 2013;5:3839–3853
• Volta U et al. An Italian prospective multicenter survey on patients suspected
of having non- ‐celiac gluten sensitivity. BMC Med. (2014)

Approfondomento:

Esclusione del glutine per i pazienti con NCGS:
Hansen et al. hanno dimostrato che quantità minime di glutine sono sufficienti per influenzare la popolazione del microbiota, abbassando la quantità dei bifidobatteri (batteri buoni) nei pazienti che aderiscono a un regime a basso contenuto di glutine. Leggi di più…..

Lactis LLGKC18 causa la degradazione delle principali proteine ​​allergeniche del glutine

by luciano

La ricerca “Fermentation of Gluten by Lactococcus lactis LLGKC18 Reduces its Antigenicity and Allergenicity” ha evidenziato “ A significant decrease of the gliadins, glutenins, and ATI antigenicity was observed after fermentation of gluten by Lc. lactis LLGKC18”

Abstract: “Wheat is a worldwide staple food, yet some people suffer from strong immunological reactions after ingesting wheat-based products. Lactic acid bacteria (LAB) constitute a promising approach to reduce wheat allergenicity because of their proteolytic system. In this study, 172 LAB strains were screened for their proteolytic activity on gluten proteins and α-amylase inhibitors (ATIs) by SDS-PAGE and RP-HPLC. Gliadins, glutenins, and ATI antigenicity and allergenicity were assessed by Western blot/Dot blot and by degranulation assay using RBL-SX38 cells. The screening resulted in selecting 9 high gluten proteolytic strains belonging to two species: Enterococcus faecalis and Lactococcus lactis. Proteomic analysis showed that one of selected strains, Lc. lactis LLGKC18, caused degradation of the main gluten allergenic proteins. A significant decrease of the gliadins, glutenins, and ATI antigenicity was observed after fermentation of gluten by Lc. lactis LLGKC18, regardless the antibody used in the tests. Also, the allergenicity as measured by the RBL-SX38 cell degranulation test was significantly reduced. These results indicate that Lc. lactis LLGKC18 gluten fermentation can be deeply explored for its capability to hydrolyze the epitopes responsible for wheat allergy.” Kamel El Mecherfi et al. Probiotics and Antimicrobial Proteins volume 14, pages 779–791 (2022) Cite this article Published: 03 June 2021

Glutine e salute

by luciano

L’argomento è oggetto di moltissimi studi e ricerche sia scientifiche che report giornalistici.
L’articolo di seguito, integralmente riportato, è una presentazione completa delle problematiche correlate al consumo di prodotti contenenti glutine.
In evidenza
“il riconoscimento delle diverse forme cliniche dovute all’ingestione di glutine”.
“l’importanza di un esame d’insieme della problematiche afferenti questa patologia come l’infiammazione della mucosa intestinale, l’equilibrio della flora intestinale, la giusta presenza degli enzimi digestivi, la correzione del deficit di assorbimento e l’aspetto immunologico”.
“la parte riguardante i danni che il glutine può arrecare alla mucosa intestinale e in che modo li provoca”.

DISTURBI CORRELATI AL CONSUMO DEL GLUTINE
Filip Dudal D.O. Institute for Functional Medicine Certified Practitioner (IFMCP) USA

“Generalmente si considera che il Morbo Celiaco sia l’unica forma di disturbo causato dall’ingestione del glutine. In realtà diversi studi scientifici, condotti dal Dr. Alessio Fasano della Harvard University, dimostrano che esistono una serie di disturbi correlati al consumo del glutine che vanno ben oltre la conclamata celiachia. Le proteine del glutine non vengono sempre completamente digerite. Ciò produce una grande quantità di sostanze che provocano una risposta immunitaria e infiammatoria cronica soprattutto nei soggetti geneticamente predisposti e in forme minori si può presentare in soggetti che non lo sono.

Sfatiamo il luogo comune. Tanti pensano che l’ingestione del glutine porti unicamente a problemi digestivi. Non è così. Il glutine può essere causa di altri sintomi definiti extra digestivi quali: dolori articolari, herpes, dermatiti, astenia, asma, disturbi neurologici e cognitivi (difficoltà di concentrazione, di memoria, lentezza mentale e abbassamento del tono
dell’umore). La mancanza di sintomi digestivi fa sì che quelli extra-digestivi sopra citati non vengano riconosciuti come correlati al consumo del glutine. In realtà, come vedremo nel corso di questo articolo, l’assunzione di glutine provoca diverse forme cliniche.
L’esposizione cronica al glutine in persone sensibili causa un’alterazione della barriera intestinale e della sua funzione selettiva di assorbimento. Ne risulta un malassorbimento delle sostanze nutritive necessarie al buon funzionamento del metabolismo corporeo.
Vi sono diversi gradi di reazione immunologica al glutine che si traducono in diverse forme cliniche.
Non si tratta sempre e solo di “celiachia o non celiachia ”. Il quadro è più complesso e comprende alcune forme allergiche, forme auto-immuni e forme non-allergiche. Si rendono dunque necessari dei test che possano mettere in evidenza ogni grado di reazione al glutine.

Il trattamento delle varie forme cliniche non deve essere solo limitato all’esclusione del glutine dall’alimentazione. Vanno considerate l’infiammazione della mucosa intestinale, l’equilibrio della flora intestinale, la giusta presenza degli enzimi digestivi, la correzione del deficit di assorbimento e l’aspetto immunologico. Una volta riconosciuta e confermata la forma clinica specifica con un pannello completo di esami di laboratorio su sangue, sulle feci e sulla mucosa orale si avranno tutti gli elementi necessari per instaurare un trattamento personalizzato ed efficace.

Per saperne di più
Il glutine è la principale proteina strutturale che compone il frumento ed è contenuto anche in altri cereali come il farro, la segale, la spelta e l’orzo.
Tante persone pensano che il Kamut® contenga meno glutine. In realtà è l’esatto contrario.

Il grano Khorasan a marchio Kamut® di origine egiziana contiene glutine spesso in quantità maggiore del frumento stesso. Fu introdotto negli Stati Uniti nel 1949 e fu dapprima denominato “Grano del Re Tut” per poi essere registrato come marchio Kamut® nel 1990.

Nell’era moderna l’industria alimentare ha favorito la selezione, lo sviluppo e la coltivazione delle varietà di grano che hanno la più alta concentrazione di glutine. Sappiamo che il glutine ha un valore nutrizionale molto limitato, ma ha la caratteristica di rendere l’impasto della farina molto viscoelastico (maglia glutinica). Infatti, in una soluzione acquosa, alcune frazioni del glutine (gliadine e glutenina) interagiscono per formare una trama proteica che intrappola l’amido e i gas durante la fermentazione dell’impasto favorendo la creazione di un prodotto alimentare più performante alla vendita e alle leggi di mercato. Di fatto questo tipo di elaborato ha una maggiore lievitazione, una migliore resistenza alla cottura e una migliore palatabilità che permettono di creare prodotti più belli e attraenti. Se ci ricordiamo, la pasta di un tempo che conteneva meno glutine, era di taglio corto e di colore tendente al marrone. Sicuramente più invitante alla vista, sono i nuovi prodotti; dalla foggia attraente ma con più glutine e meno salutari. Caratteristiche queste che ovviamente consentono una più ampia commercializzazione.
La vasta scala necessaria all’industria alimentare per arrivare a profitti sempre maggiori ha penalizzato quei grani autoctoni con minore concentrazione di glutine e ha favorito l’importazione di grani transnazionali, come il grano tenero del Canada, che consente di produrre la farina Manitoba; una farina caratterizzata dall’elevato contenuto di gliadina e glutenina che rende più facile la cottura garantendo la ricercata pasta “al dente”.
In Europa, il consumo medio di glutine contenuto nelle farine è di 10-20 grammi al giorno. Alcuni segmenti della popolazione arrivano a 50 grammi al giorno per l’alto consumo di prodotti da forno e di pasta. Statisticamente il Nord Italia conta 1 celiaco su 130 individui, nel Sud Italia si conta 1 individuo celiaco su 100. Le forme di sensibilità al glutine non- celiaca sono ben più frequenti.

Quali sono le diverse forme cliniche dovute all’ ingestione del glutine?

A. Forme Autoimmuni
1. Celiachia (potenziale, silente o sintomatica)
2. Atassia da glutine (perdita del controllo e della coordinazione muscolare)
3. Dermatite erpetiforme (Herpes con depositi di IgA nelle pustole)

B. Forme Allergiche
1. Allergia al frumento
2. Allergia con manifestazioni respiratorie, asma
3. Anafilassi Asmatica Grano-Dipendente Indotta dall’Esercizio Fisico (WDEIA – Wheat Derived Exercice Induced
Asthma)

C. Forme Non-Allergiche
1. NCGS – Non-Celiac Gluten Sensitivity – Sensibilità al Glutine Non-Celiaca
2. Ipersensibilità al Glutine

Genotipi di grano contenenti sequenze di glutine a bassa tossicità

by luciano

“Precedenti studi hanno documentato che le varietà locali e le varietà di grano più vecchie contengono più combinazioni genetiche diverse per le prolamine (proteine del grano) rispetto alle varietà moderne (10, 11). La letteratura riporta variazioni per specifiche sequenze geniche principalmente nelle regioni epitopiche di Glia-α9, Glia-α2, Glia-α20 e Glia-α nelle vecchie landraces (9). Nell’ultimo decennio nel contesto del CD, l’immunogenicità degli epitopi specifici delle cellule T è stata acquisita in prima linea (9, 12). Il potenziale immunogenico tra le diverse varietà di grano esaploide è variabile; quindi è possibile che vi siano differenze indotte dalla tecnica dell’incrocio dei grani in relazione alla presenza e tipologia di epitopi stimolatori delle cellule T nelle moderne varietà di grano (13, 14). Ciò solleva la questione se vi sia una varietà specifica di grano che è meno immunogenica e può essere utilizzata nei programmi di riproduzione per lo sviluppo di un genotipo di grano completamente sicuro per il consumo da parte dei pazienti affetti da CD ”.

Punti salienti:
• L’identificazione di specie di grano meno / non immunogeniche è una pietra miliare importante che potrebbe aiutare i pazienti o addirittura prevenire la CD.
• Con l’uso di cellule T e PBMC specifici per glutine, è possibile selezionare genotipi di grano contenenti sequenze di glutine a bassa tossicità.

Reazioni avverse al grano o a componenti del grano.

by luciano

La ricerca che presentiamo è un ottimo compendio delle attuali conoscenze sulla sensibilità al glutine non celiaca

“Riassunto: il grano è un alimento base importante a livello globale e fornisce un contributo significativo all’apporto giornaliero di energia, fibre e micronutrienti. Il consumo di più cereali integrali, tra cui il grano, contribuisce a ridurre il rischio del diabete, delle malattie cardiovascolari e del cancro del colon. Tuttavia, i componenti specifici del grano possono anche provocare reazioni fisiche avverse in soggetti sensibili come la celiachia (CD) e l’allergia al grano (WA). Recentemente i media hanno evidenziato una stretta correlazione tra consumo di grano ed effetti negativi sulla salute. Ciò ha motivato molti consumatori a evitare o ridurre il consumo di alimenti che contengono grano / glutine, nonostante l’assenza di CD o WA diagnosticati, sollevando domande sui meccanismi sottostanti e sui possibili effetti di nocebo. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che alcuni soggetti possono soffrire di reazioni avverse in assenza di CD e WA. Questa condizione è chiamata sensibilità al glutine non celiaca (NCGS) o sensibilità al grano non celiaca (NCWS). Oltre al glutine, il grano e i prodotti derivati contengono molti altri componenti che possono scatenare sintomi, tra cui inibitori dell’α-amilasi e tripsina (ATI), lectine e carboidrati a fermentazione rapida (FODMAP). Inoltre, il modo in cui vengono elaborati gli alimenti, come l’uso di lievito o la fermentazione a lievito naturale, i tempi di fermentazione e le condizioni di cottura, possono influenzare la presenza e la bioattività di questi componenti. La presente recensione descrive sistematicamente le caratteristiche delle intolleranze legate al grano, tra cui l’eziologia, la prevalenza, i componenti responsabili, la diagnosi e le strategie per ridurre le reazioni avverse.
Extract from the study:
Non-Celiac Gluten/Wheat Sensitivity
During recent years a third group of people has been classified who experience symptoms after eating wheat products, but have been diagnosed not to suffer from either WA or CD. Mostly these individuals are self diagnosed wheat intolerant/sensitive. In these individuals, irritable bowel syndrome (IBS)-like gastrointestinal symptoms and extra-intestinal complaints occur, which improve on a gluten-free diet. This group of patients is referred to as “non-celiac gluten sensitivity” (NCGS), or the more recently, “non-celiac wheat sensitivity” (NCWS). Di Sabatino emphasizes that NCWS is not a homogeneous disease syndrome (such as CD and WA), but rather a heterogeneous syndrome (Di Sabatino & Corazza, 2012). It is probable that the underlying causes and mechanisms are not the same for all people with NCWS and that reactions may be caused by different components of wheat or grain (products) and involving different host factors. Ludvigsson et al. (2013) defined NCGS as follows: one or more of a variety of immunological, morphological, or symptomatic manifestations that are precipitated by the ingestion of gluten in individuals in whom CD has been excluded. However, despite the word “gluten” in the currently most cited definition “NCGS,” it is far from certain that the gluten is the (main) cause of the symptoms observed. The more recent term “NCWS” was adopted since it was noted that gluten (NCGS) may not be the real cause (Biesiekierski, Peters, et al., 2013; Skodje et al., 2018). For that reason, we will use the term NCWS as most appropriate in the remainder of this article.