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Alimenti contenenti glutine e prima infanzia

by luciano

Il dibattito scientifico circa l’età corretta per iniziare a dare ai propri figli alimenti contenenti glutine al momento dello svezzamento, per cercare di prevenire l’insorgenza della celiachia è in continua evoluzione.
Secondo un recente studio (Eating Gluten Early in Life Raises Celiac Disease Risk for Some Kids) pubblicato su JAMATrusted Source, i bambini (geneticamente predisposti)  che mangiano molto glutine durante i primi 5 anni di vita sono soggetti a un aumentato rischio di celiachia e dell’intolleranza al glutine (Nota 1).
In sintesi, dallo studio:
• Eating gluten before the age of 5 can raise your child’s risk of celiac disease or developing a gluten intolerance if they have an HLA genotype. Here’s what to know.
• A new study found that children who carry the genotype associated with type 1 diabetes and celiac are at an increased risk of celiac disease or developing a gluten intolerance if they eat gluten before the age of 5.
• Researchers studied 450 kids with the specific genotype over the first 5 years of their lives, recording each child’s gluten intake over that time.
• They found children who had a higher gluten intake in that period saw a 6.1 percent increased risk of showing the immunological response to gluten. Children who ate higher than typical gluten amounts had a 7.2 percent increased risk of developing celiac disease.
• The results of the study don’t apply to children at large, only those with an HLA genotype.
In questo contesto la possibilità di avere prodotti realizzati con grani (assolutamente bio) a ridotto contenuto di quelle frazioni che maggiormente attivano la risposta autoimmune è senz’altro un’ottima opportunità. Ad oggi, però, è piuttosto carente l’informazioni su quali grani (varietà di grani) hanno questa caratteristica. Parimenti molto difficile trovare prodotti realizzati con grani con glutine a basso contenuto di frazioni immunostimolanti.
Il mercato, offre oggi, genericamente prodotti realizzati con “grani antichi” che vantano un basso contenuto di questo tipo di frazioni ma non c’è ancora una correlazione tra prodotto e caratteristiche del grano utilizzato.
Ad esempio il grano monococco tipo ID331 è stato oggetto di molte ricerche che hanno evidenziato non solo la ridotta presenza di epitopi immunogenici ma né hanno ampiamente raccomandato l’introduzione nella dieta per ridurre l’esposizione alla celiachia. Possiede, quindi, pienamente le caratteristiche necessarie per la produzione di alimenti adatti per lo svezzamento. I grani monococchi presenti nel mercato, però,  hanno nomi commerciali da cui non si risale alla varietà di grano monococco utilizzata.
Sarebbe importante, dunque, che al nome commerciale della farina/prodotto fosse abbinata la varità di monococco utilizzata con evidenziate le proprie caratteristiche riferite sopratutto alla quantità e qualità delle frazioni immunogeniche contenute o a studi/ricerche che, come per il monococco ID331, ne evidenzino il limitato contenuto.
Importante è, anche, la possibilità di poter avere prodotti con garanzia della purezza varietale. Va ricordato come sia possibile:
1. Che il grano sia un mix di varietà causato da coltivazioni contigue
2. Che la varietà originale sia mutata per effetto di attività selettive da parte del coltivatore
3. Che il grano sia contaminato in fase di raccolta (per deficienza di pulizia delle macchine agricole); in fase di stoccaggio (per deficienza di pulizia dei silos); in fase di macinazione (per deficienza di pulizia delle macine o macchinari).

Il caso del grano duro Senatore Cappelli e del grano monococco (piccolo farro) Norberto

Da segnalare che in Italia abbiamo pochissimi esempi di seme certificato che garantisce, quindi, la purezza varietale: tra questi il grano duro Senatore Cappelli (società a cui è stata affidata, con gara, la riproduzione del seme: SIS); e il grano monococco (piccolo farro) Norberto (EX ID331),  (società a cui è stata affidata, con gara, la riproduzione del seme: Agroservice).

Va infine evidenziato che, in ogni caso, i grani con seme certificato dovrebbero anche mantenere le carattioristiche originali in relazione alla loro “forza” in modo che il loro “glutine” rimanga “debole” che è condizione imprescindibile, insieme alla composizione delle proteine di riserva, affichè questi grani siano altamente digeribili e tollerabili.

I soggetti geneticamente predisposti, in ogni caso, dovranno evitare per quanto possibile prodotti realizzati con grano tenero o farro spelta in quanto contenenti il peptide 33mer che è la frazione più stimolante in assoluto il sistema immunitario con conseguente reazione avversa. In questo contesto sostituire il grano tenero con grano monococco (ad esclusione del grano monococco Monlis) è sempre vantaggioso.

Nota 1
Dallo studio:
“Swedish researchers followed 6,605 children from birth to age 5. They recorded each child’s gluten intake over a 3-day span every few months during these early years. At the end of the observational period, the researchers found that children who ate higher amounts of gluten were more likely to develop celiac disease autoimmunity (the presence of antibodies in the blood that indicates celiac disease may develop) and celiac disease itself.
Indeed, children who had a higher gluten intake in that period saw a 6.1 percent increased risk of showing the immunological response to gluten. Also, children who ate higher than typical gluten amounts had a 7.2 percent increased risk of developing celiac disease.
What’s more, for every gram of gluten intake per day, the risk for developing the condition increased.
Over the course of the study, which ran from 2004 to 2010, 1,216 children, or about 20 percent of the study participants, developed celiac disease autoimmunity. About 7 percent, or 450 children, developed celiac disease. Most diagnoses came between ages 2 and 3.
“Our study shows a clear association between the amount of gluten the children consumed and the risk of developing celiac disease or pre-celiac disease,” Dr. Daniel Agardh, associate professor at Lund University in Sweden and leader of the study, said in a statement.
Agardh and colleagues had previously found similar results in a smaller study group of Swedish children only. This new study confirmed those preliminary findings.”

Keywords:
prima infanzia, svezzamento, predisposizione genetica, grani tollerabili, prevenzione celiachia

Prevenzione della celiachia: dieta con grano con ridotta quantità di epitopi stimolatori delle principali T-cellule.

by luciano

La ricerca scientifica ha più volte sostenuto ed incoraggiato l’utilizzazione di grani a bassa tossicità nella prevenzione della celiachia; Nella ricerca che ora presentiamo sono stati studiati alcuni grani evidenziando il loro profilo riguardo sia la presenza dei peptidi resistenti alla digestione gastro-intestinale sia, tra questi, quelli contenenti la frazione “tossica” (Summary of the GD-resistant peptides identified at the end of the duodenal phase and counting of the peptides encrypting full length epitopes relevant for celiac disease (CD) and wheat allergy  (table 3) “….omissis Even if none of them can be considered safe for CD patients, grain with reduced amount of major T-cell stimulatory epitopes may help in the prevention of CD, since previous studies demonstrated that the amount and duration to gluten exposure are strictly linked to the initiation of this pathology.” (A Comprehensive Peptidomic Approach to Characterize the Protein Profile of Selected Durum Wheat Genotypes: Implication for Coeliac Disease and Wheat Allergy. Rosa Pilolli , Agata Gadaleta, Luigia Di Stasio , Antonella Lamonaca, Elisabetta De Angelis , Domenica Nigro , Maria De Angelis , Gianfranco Mamone and Linda Monac. Published: 1 October 2019).

Abstract
The wheat varietal selection undertaken by breeders in recent decades has been tailored mainly to improve technological and productivity-related traits; however, the latter has resulted in a considerable impoverishment of the genetic diversity of wheat-based products available on the market. This pitfall has encouraged researchers to revalue the natural diversity of cultivated and non-cultivated wheat genotypes in light of their different toxic/immunogenic potential for celiac disease and wheat-allergic patients. In the present investigation, an advanced proteomic approach was designed for the global characterization of the protein profile of selected tetraploid wheat genotypes (Triticum turgidum). The approach combined proteins/peptides sequence information retrieved by specific enzymatic digestions (single and dual proteolytic enzymes) with protein digestibility information disclosed by means of in-vitro simulated human gastroduodenal digestion experiments. In both cases, the peptide pools were characterized by discovery analysis with liquid chromatography high-resolution tandem mass spectrometry, and specific amino acid sequences were identified via commercial software. The peptide list was screened for in silico toxicity/immunogenicity risk assessment, with the aid of various open-source bioinformatics tools for epitopes matching. Given the global information provided by the designed proteomic approach, the in silico risk assessment not only tackled toxicity implication for celiac disease patients, but also scouted for immunogenic sequences relevant for wheat allergic patients, achieving a comprehensive characterization of the protein profile of the selected genotypes. These latter were assessed to encrypt a variable number of toxic/immunogenic epitopes for celiac disease and wheat allergy, and as such they could represent convenient bases for breeding practices and for the development of new detoxification strategies.