Una riflessione necessaria in un momento che ci cambierà tutti.
Il secondo Rinascimento Italiano
L’Italia, l’Europa tutta non sarà così come è adesso dopo il coronavirus. Non solo la visione economico-finanziaria non sarà, non potrà essere la stessa ma, prima ancora, non sarà la coscienza collettiva di società ad essere la stessa. Il virus sta producendo mutamenti significativi nella percezione dei valori della società e, soprattutto, nella percezione dell’elemento economia come unico indice regolatore della vita delle persone. La globalizzazione da tempo aveva iniziato a mostrare il suoi limiti macroscopici vuoi per interessi commerciali, vuoi per esigenze di preminenza di potere, vuoi per differenza nella valutazione dei valori base costituenti le fondamenta di ogni società in primo luogo l’ambiente e il concetto di libertà. Ora la globalizzazione è in crisi.
Può essere la svolta epocale che ci consente di uscire dalla decadenza in cui versa la nostra società, dal torpore dello pseudo benessere che abbiamo raggiunto negli ultimi vent’anni. Benessere largamente compromesso dallo scadere dei valori sociali che creano la coesione di una società, la rendono forte, consentono di muoversi verso una unica direzione e di conseguire un unico scopo ancorché nel rispetto di una necessaria visione pluralistica.
Ora, mentre una parte di noi è impegnata nel fronteggiare l’esigenza primaria dell’emergenza sanitaria e a fornire tutto il supporto perché la società possa superare questi momenti difficili, è il momento di preparare i progetti per la casa che costruiremo passate le tenebre altrimenti quando sarà possibile la rinascita saremo impreparati e senza strumenti.
E’ il momento d’immaginare il mondo che vorremmo dopo, è il momento di dar vita al secondo Rinascimento Italiano: mentre i nostri medici, infermieri e tutto il personale paramedico lotta per debellare il virus le migliori menti che abbiamo in campo economico-finanziario e socio-politico possono, anzi dovrebbero, iniziare a realizzare il progetto che ci consentirà di partire subito dopo la tempesta con idee chiare e fattibili. Il progetto deve coinvolgere tutte le parti sociali e i cittadini: il vascello Italia, ora nella tempesta, deve avere e seguire una nuova rotta motivando sia i marinai che governano la nave sia gli “abitanti” del vascello Italia.
La tempestività ed efficacia della ripresa dipendono dalla capacità di immaginare il nostro futuro e di prevedere gli strumenti necessari per attuarlo. Premessa imprescindibile perché il progetto possa partire finite le tenebre e che ora e subito si mettano in sicurezza quelle attività che se “muoiono” ora non risorgeranno più e nello stesso modo si crei il supporto per le persone che possano essere “vive” per la rinascita.
L’avvio del progetto sarà percepito dai cittadini come una luce che indica una via nelle tenebre e il loro coinvolgimento creerà un “forte senso di appartenenza” presupposto per una nuova società non più fondata unicamente sul denaro e sull’io.
Sangiorgio Luciano, Roma